sabato 28 luglio 2012

Appello: firmate il declino!

La Mano Invisibile

Oggi su diverse testate è stato pubblicizzato un Manifesto contenente 10 proposte per "Cambiare la politica, fermare il declino e tornare a crescere" in Italia.
La proposta si declina come "non ideologica" e né di destra né di sinistra, tantomeno di centro.
Certo a giudicare dai promotori e dagli aderenti qualche dubbio potrebbe sorgere: abbiamo diversi appartenenti al Tea Party Italia, Confindustria, Italia Futura, Adam Smith Society...
Ahi ahi, qui c'è puzza della cara vecchia Mano Invisibile (nell'immagine), che negli ultimi anni sta suonando ceffoni un po' tutti, in particolare a chi è carente di pecunia.
Insomma stiamo parlando delle care vecchie ricette liberiste - Stato, + Mercato. 
Per divertirci, commentiamo le proposte una per una:
  1. Massì, facciamo grano facile: cominciamo a vendere il Colosseo, che ce ne facciamo?
  2. Dagli con la spesa pubblica: ma quindi se diminuiamo non di 6 ma di 30, o 50 punti percentuali il debito pubblico ed arriviamo al 70% del PIL come la Spagna saremo fuori dalla crisi come loro? Comunque non preoccupatevi con un po' di concorrenza tra gli ospedali la sanità funzionerà benissimo. Strano che quei comunisti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità non capiscano...
  3. Bello, tagliamo le tasse e combattiamo l'evasione fiscale. Fantastico. Non ci aveva mai pensato nessuno.
  4. Meno male che è un manifesto non-ideologico. Addirittura il principio Sacro ed Inviolabile della Concorrenza nella Costituzione! Poi tutto andrà bene, perché il Mercato funziona.
  5. "Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro" che in italiano si traduce in "più precarietà per tutti". Tanto il sussidio di disoccupazione non te lo diamo, poveraccio, perché sennò sale il debito pubblico!
  6. Una legge sul conflitto d'interessi...Affascinante. Però poi si parla solo dei conflitti d'interessi dei dirigenti pubblici. Non è che esiste anche, e soprattutto, il conflitto d'interessi dei privati?
  7. Separazione delle carriere, procedimenti disciplinari a carico dei magistrati...anche queste proposte sarebbero nuove, non fossero state il sogno proibito di tutta la maggioranza berlusconiana per 15 anni.
  8. Aria fritta, siore e sioriii, comprateee!
  9. Non si tratta di spendere meno per Università e Ricerca, anzi...occorre spendere meglio. Per spendere meglio, facciamo competere le Università fra loro: pensate che bello, ad esempio, un incontro di lotta greco-romana tra la facoltà di Ingeneria della Sapienza e quella di Lettere di Bologna!
  10. Il Vero Federalismo, capito? Mica quello dei rozzi legaioli, qua non si scherza, pareggio di bilancio o morte!
C'è poco da fare, questi sono così: adorano dare la colpa di tutto alla spesa pubblica, eccetto quella "buona" per "modernizzare il Paese" in stile Tav o ponte sullo Stretto.
Comunque sia, in bocca al lupo per  la vostra rivoluzione, cari liberisti alle vongole, buona distruzione dello Stato sociale a tutti!

martedì 24 luglio 2012

Le origini della crisi


Mentre le borse sono in subbuglio ed il famigerato spread si appresta a tornare ai livelli di Gennaio, credo sia opportuno buttare giù due righe per cercare di capire cosa sta succedendo. Di manualetti del tipo "crisis for dummies", nonché articoli e saggi in merito sul Web ce ne sono parecchi, ma volevo segnalare in particolare questo paper del prof. Alberto Bagnai dell'Università di Pescara, che svolge da ormai un anno una (IMHO) importante opera di divulgazione sul suo blog Goofynomics.
Pur non essendo un esperto della materia e non possedendo il tempo e le capacità di verificare tutte le fonti, ho trovato ben documentate le tesi del prof. Bagnai, in lievissima controtendenza rispetto alla vulgata attuale che si può riassumere (si fa per dire) leggendo le omelie domenicali di Eugenio Scalfari su Repubblica.
Alla base della crisi iniziata nel 2008, deflagrata con lo scandalo dei mutui subprime per approdare poi nel Vecchio Continente, secondo il professore starebbe l'accumulo di debito estero da parte dei paesi europei cosiddetti "periferici", tra cui i famosi PIIGS.
Il debito pubblico in questi paesi infatti, o meglio ancora il rapporto debito pubblico/PIL, sebbene consistente (in particolare in Italia), non è variato in maniera significativa negli ultimi 10-15 anni, mentre proprio con l'introduzione dell'Euro si è assistito ad un esplosione di debito prevalentemente privato, finanziato dai paesi centrali dell'Europa, in particolare dalla Germania.
Questo si può verificare controllando il saldo commerciale tra importazioni ed esportazioni negli ultimi anni della Germania stessa, verificando in effetti come un significativo incremento dell'export verso i paesi periferici abbia consentito, unitamente a politiche di repressione interna della domanda per mantenere le importazioni al minimo, un'espansione "mercantilista" a danno diretto dei debitori meno "virtuosi".
La moneta unica risulterebbe così un'ottima indiziata per quanto riguarda il peggioramento della bilancia commerciale dei PIIGS (a favore di quella tedesca) proprio negli anni successivi alla sua entrata in vigore.
Ora l'Euro, così come le politiche scellerate del governo Monti, fiscal compact su tutte, hanno l'effetto di un cappio al collo che si restringe, da un lato perché si gambizzano i risparmi ed i consumi privati per rinfondere il debito pubblico proprio nel momento meno opportuno e dall'altro perché non è possibile effettuare una qualsiasi politica monetaria ausiliaria, per esempio una maxi-svalutazione come quella avvenuta in Italia nel '92 (con buona pace dei terroristi).
Cosa si può fare nell'immediato? Beh, poniamo il problema ai nostri rappresentanti istituzionali eletti nella BCE e partecipiamo al dibattito. Come dite? Non ci sono eletti nella BCE? Uhm...Proviamo col governo italiano! Ah, no è vero anche lì nisba...
Appena mi viene una buona idea metto un post, non preoccupatevi.

lunedì 16 luglio 2012

Profumo, bastone e carota



In Italia ci sono troppi studenti universitari fuori corso, circa il 40% degli iscritti (dati Istat).
Per il ministro della Pubblica Istruzione Profumo occorrono un po' di bastone e carota, per esempio si potrebbero alzare un po' le tasse per chi non rispetta i 'tempi'. Ora è evidente che i casi sono due: o ha ragione Profumo e in Italia gli studenti fuori corso sono tanti perché culturalmente/geneticamente pigri (sulla scia del Fornero-pensiero sul salario minimo) oppure si tratta di vaccate senza fondamento, il bastone e la carota potrebbero essere riposte da Profumo in quel famoso posto ed il problema è invece strutturale.
Confrontando il nostro sistema universitario con quelli dei paesi stranieri, UE e USA in primis, verrebbe proprio da pensarla in questo modo: il sistema italiano ad appelli in cui la valutazione degli studenti avviene mediante singole prove scritte o (in prevalenza) orali, è infatti decisamente meno qualitativo (e qualificante) rispetto all'utilizzo di prove intermedie, quali homeworks, progetti interdisciplinari ed approfondimenti su argomenti specifici dei corsi.
Di fatto, all'estero si viene "obbligati" a studiare seguendo attivamente le lezioni, anziché riducendo buona parte dei corsi ad una serie di consigli bibliografici.
Peccato che per svolgere mansioni di questo tipo occorra personale preparato, ossia docenti e tutor: in Italia invece il rapporto tra il numero di docenti e quello di studenti è bassissimo e se si aggiunge che le infrastrutture sono inadeguate (laboratori ed aule, ma anche trasporti pubblici ecc..), la frittata è fatta.
A questo proposito, non crede il ministro che avere una spesa pubblica per l'istruzione tra le più basse d'Europa possa incidere in questo senso?
Magari, la butto lì, anche il fatto che nel mondo del lavoro non vi sia posto per neolaureati, nemmeno per quei pochi che ci sono, con la disoccupazione giovanile al 30%,  non incoraggia i giovani a completare gli studi: del resto che senso ha aspettare e fare il pizzaiolo con una laurea in Ingegneria in tasca quando puoi fare il cameriere subito?

venerdì 6 luglio 2012

Due etti di cultura, quanto fa?

ebook vs book


Su Giap, il blog del collettivo di autori Wu Ming, alfieri della New Italian Epic, è stata postata un'intervista de La Repubblica, preceduta da una discussione sugli stessi temi che riguarda il futuro, immediato e non, dell'editoria.
Partendo dai dati dell'Operazione Glasnost, ovvero la pubblicazione dei dati di vendita di Wu Ming, ci si è accorti di come, a fronte di un aumento significativo dei download (gratuiti) delle opere del collettivo, le vendite delle stesse in formato cartaceo siano calate drasticamente.
La discussione verte sul futuro dell'editoria, in particolare quella nostrana e sulle modalità di fruizione, consumo e accesso ai libri/e-book e più in generale alla cultura e consiglio a tutti di partecipare attivamente.
La nota positiva è la volontà degli autori di mettersi in discussione ed interrogare la community stessa del blog per capire, in sostanza, come guadagnarsi la pagnotta mantenendo la circolazione libera e gratuita dei contenuti.
Per onestà intellettuale, Wu Ming 1 ammette che il problema  è causato sostanzialmente dalla crisi e che anzi, mediante la possibilità di download gratuito si sia ottenuto un ritorno di immagine che per anni ha giovato anche economicamente, promuovendo gli acquisti delle edizioni cartacee.
Consiglio la lettura in particolar modo a chi, suo malgrado, ascolta ex artisti, artisti o presunti tali lamentarsi della Rete cattiva, della pirateria (brrr...) e compagnia bella, rimpiangendo i bei tempi in cui Shakira e Bruno Vespa potevano fare (ancora più) soldi.
Buona lettura, è il caso di dirlo.